25 Novembre 2024
LA RIVISTA: GLI ARTICOLI

Vegas: perché solo ora? Dove erano i controllori? Dove la Banca d’Italia? Dove il dirigente Consob?

Dicembre 2015: ricevo da un amico, Nicola Benini, consulente finanziario indipendente (IFA Consulting)
questo appunto.
Nella nota si descrive per filo e per segno tutto ciò che in questi giorni viene fatto apparire come una
rivelazione sulla vicenda “Vegas”: le sue manchevolezze, le sue dubbie interpretazioni, le sue ridicole
scusanti.
Leggiamo assieme ciò che Nicola Benini scriveva allora:
“Secondo la Direttiva MIFID le Banche, nel collocare i “prodotti complessi” ne devono classificare la
rischiosità (ad esempio “alta”, “media” e “bassa”). Per i prodotti “semplici” opera la presunzione che essi
siano a rischio basso.
La Consob, il 2 marzo del 2009 ha emanato una Comunicazione in cui fissava delle regole di condotta che il
distributore deve seguire all’atto di vendere i “prodotti finanziari illiquidi”. In altri termini Consob bypassava il
tema semplici/complessi e diceva: se il prodotto è illiquido l’intermediario deve fornire al cliente anche le
risultanze di analisi di scenario di rendimenti da condursi mediante simulazioni effettuate secondo
metodologie oggettive, conosciute come “scenari probabilistici di rendimento”.
Solo dopo pochi mesi, il 5 agosto 2009, validando l’interpretazione della Comunicazione del 2 marzo 2009
suggerita dall’Abi, la Consob decide che le obbligazioni subordinate devono essere esonerate
dall’applicazione degli scenari probabilistici.
Nei due anni che seguono la Consob comunque fa inserire in diversi casi di prodotti subordinati gli scenari
probabilistici (Vedi allegati), peraltro facendo fare una scheda prodotto di 2 pagine in cui le informazioni
chiave erano in bella evidenza. La presenza di questa informazione condiziona i sistemi che le banche
adottano per classificare i rischi.
Dal 2011, appena divenuto Presidente, Vegas fa contenta l’industria finanziaria: via gli scenari probabilistici,
cioè le probabilità di perdere o guadagnare ed in quale entità ovvero di rientrare nel proprio investimento.
Questa decisione unitamente a quella già presa nel 2009 di classificare i subordinati come semplici apre il
collocamento al grande pubblico di questi prodotti tossici.
Non a caso, a partire dal 2011, le Banche italiane, che hanno necessità di ricapitalizzarsi, danno forte
impulso al collocamento di obbligazioni subordinate raccogliendo circa 60 Miliardi.
Il 22 dicembre 2014, la Consob pubblica una “Comunicazione sulla distribuzione dei prodotti finanziari
complessi alla clientela retail”, dove rafforza il rifiuto della metodologia degli scenari probabilistici e sconsiglia
“esplicitamente agli intermediari di offrire alla clientela retail i prodotti finanziari complessi indicati in un
apposito elenco” dal quale, guarda caso, mancano proprio le obbligazioni subordinate
Questo anche se l’ESMA ritiene invece che le obbligazioni subordinate vadano incluse tra i prodotti finanziari
complessi.
Se le obbligazioni subordinate fossero state ricomprese tra i prodotti complessi e se vi fosse stato l’obbligo di
collocarle assistite dagli scenari probabilistici, prodotti con grado di rischio alto non avrebbero potuto essere
venduti ai risparmiatori retail.”
Sono passati sei mesi da allora: Era di qualche settimana prima il decreto del governo di salvataggio (?) di
Banca dell’Etruria, di Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della
Provincia di Chieti.
Saranno di qualche settimana dopo le vicende della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.
Tutte accomunate dal medesimo male oscuro, ma tutte arrivate fin lì grazie al fatto che chi doveva
controllare aveva chiuso gli occhi se non addirittura le aveva agevolate (come la Consob).
Perché nessuno ha sollevato il problema qui così ben delineato da Benini? Perché soprattutto nessuno di
coloro a cui competevano forme di controllo sulle banche e sul sistema bancario si è mosso: Banca d’Italia
per esempio.
E non ci si libera del problema semplicemente sollevando la mancanza di competenze, poiché la denuncia è
patrimonio di tutti e chiunque sappia ha ed aveva il dovere di parlare e di far sapere alle autorità politiche in
primis, ma anche all’opinione pubblica che vi era stato qualcuno (Vegas nel caso specifico) che per
negligenza o peggio per disonestà aveva di fatto aiutato gli istituti di credito che “truffavano” i loro clienti.
E a fronte di tutto questo non si può cacciare Vegas, per ragioni politiche, ed anzi si deve accettare la sua
scusante per cui “Un eccesso di informazioni equivale quasi sempre a una carenza di informazioni“. ”Il
prospetto informativo non si è dimostrato un mezzo idoneo a fornire una risposta efficace al bisogno di
conoscenza“.
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato…scurdámmoce ‘o ppassato,…….. e salviamo poi anche Vegas.

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