Le Nazioni Unite Hanno un Nuovo Segretario-Generale. Per Chi Avresti Votato?
Il portoghese Antonio Guterres, già Primo Ministro, e Alto Commissario per i Rifugiati, all’inizio del prossimo anno succederà all’attuale Segretario-Generale (SG) dell’Onu in carica dal 2007. Investito dall’Assemblea Generale il 13 ottobre, ha asserito che le sue priorità sono i rifugiati e le sofferenze dei più vulnerabili e ha criticato l’Europa per la linea adottata nella gestione della crisi dei migranti. Ban Ki-moon ha affermato che Guterres è “conosciuto e apprezzato là dove oggi conta di più: nell’ambiente dei conflitti armati e delle sofferenze umanitarie”. La consensus resolution è stata prospettata dal presidente dell’Assemblea, Peter Thomson, a partire dalla raccomandazione fornita il 6 ottobre dal Consiglio di Sicurezza mediante un voto a maggioranza semplice, in conformità con l’articolo 97 della Carta delle Nazioni Unite. Ancor più che nel passato, la decisione è stata il riflesso di un delicato equilibrio di interessi e requisiti in competizione fra loro.
La scelta del SG, che avviene sempre a porte chiuse in base alle preferenze dei paesi predominanti, per la prima volta, in uno sperimento di modernizzazione dell’immagine dell’Onu, ha previsto dibattiti pubblici con i candidati, i quali hanno potuto esporre le proprie idee. E come parte di uno sforzo di maggiore trasparenza, una risoluzione dell’Assemblea Generale di settembre ha anche deliberato una serie di criteri di valutazione e competenze, relativi a caratteristiche professionali (leadership, management, relazioni internazionali, comunicazione, esperienza nell’Organizzazione, evidenza diplomatica, competenze linguistiche), accettazione politica (all’interno del sistema delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, la regione dell’est europeo, e le realtà nazionali degli stati membri), e accettazione pubblica (opinione pubblica generale in un periodo di trasformazione dell’Onu, comprensione di tematiche multiculturali, sensibilità alle questioni di genere). “Credo che questo processo dimostri che oggi la vera vincitrice sia la credibilità delle Nazioni Unite. Sono consapevole che, in quanto Segretario-Generale scelto da tutti i 193 stati membri, è mio dovere mettermi al servizio di ognuno di loro in maniera eguale e seguire i principi della Carta dell’Onu”, ha dichiarato Guterres.
L’elezione del nuovo SG è l’occasione per vagliarne l’intero processo, le sue caratteristiche e contraddizioni, considerato che il ruolo si è rapidamente ampliato in scopo e importanza da quando fu creato nel 1945. Si tratta di una leadership globale con grandi responsabilità dalla prevenzione e la mediazione di conflitti, la creazione di alleanze strategiche su sfide complesse legate all’ambiente, lo sviluppo e i diritti umani, fino al controllo della diligenza degli stati nell’adempiere ai propri oneri. Il SG lavora con 193 stati membri, controlla 40.000 dipendenti, e 30 fondi, programmi e agenzie delle Nazioni Unite. In aggiunta alle regole stabilite, alcune convenzioni e decisioni non vincolanti si sono evolute e accumulate nel tempo. Il SG non può provenire da uno degli stati membri permanenti (P5), deve saper parlare francese, e non può servire per più di due termini di cinque anni. I P5 sono tradizionalmente avversi nei confronti di candidati che possano compromettere le proprie prerogative, ovvero la promozione di riforme del Consiglio di Sicurezza non favorevoli allo stesso o misure di potenziamento del segretariato generale in antagonismo al Consiglio. Per questa ragione, il compito non è mai stato affidato a un ex-capo di stato o di governo. La qualità più stimata è quella diplomatica, di mediazione fra i P5 e di navigazione del sistema dell’Onu. Non è una coincidenza che tutti i SG siano stati piuttosto ministri per gli affari esteri o funzionari dell’Organizzazione.
Di consuetudine, il Consiglio di Sicurezza fornisce le proprie indicazioni tramite dei sondaggi esplorativi, ossia delle votazioni informali, con le quali si notifica di “incoraggiare”, “scoraggiare”, o di non avere un’opinione, su ciascuno dei contendenti. Questo metodo di giudizio orientativo del grado di supporto viene utilizzato dal 1981 ed è stato codificato nel 1996 dalle Linee Guida Wisnumurti. La finalità è quella di circoscrivere il campo fino a conseguire un accordo su una soluzione plausibile per tutti. A quel punto, viene condotto uno scrutinio ufficiale e colui che riceva nove, o più approvazioni, e nessuna sfiducia, viene presentato all’Assemblea Generale. Nella lista i nomi possono essere aggiunti o cassati fino a raggiungere un consenso che renda il voto dell’Assemblea una formalità. Dall’espansione dei membri del Consiglio di Sicurezza da 11 a 15 avvenuta nel 1965, il SG ha bisogno del supporto di 4, e non di 2, membri non permanenti, con un leggero miglioramento della loro influenza. Come nel passato, per i cinque sondaggi, non è stato fattibile ricavare il dettaglio delle preferenze dei P5, con diritto al veto, e degli stati membri non permanenti. In occasione dello scrutinio, avvenuto in ottobre, invece ci si è mossi verso una nuova fase, in cui i P5 hanno usato una scheda rossa in modo che l’appoggio delle grandi potenze fosse palesato.
Nonostante le sollecitazioni del presidente dell’Assemblea Generale e della società civile, i sondaggi esploratori rimangono segreti e la capacità decisionale dell’Assemblea è nulla. In effetti, sebbene l’Assemblea Generale abbia la facoltà di rigettare la proposta del Consiglio di Sicurezza, il suffragio non ha nemmeno luogo e i SG vengono insediati per acclamazione. Fu l’Assemblea, d’altra parte, ad approvare nel 1946 la Risoluzione 1(11), nella quale si esprime la volontà di ricevere la segnalazione di un unico candidato ed evitare qualsiasi dibattimento nella propria sede. Cambiare la pratica in vigore negli ultimi 70 anni di vita delle Nazioni Unite richiederebbe un’altra risoluzione della stessa Assemblea Generale. Del resto, esistono campagne internazionali, sostenute da molti governi, che reclamano la revisione di una procedura datata e non adeguatamente inclusiva. Progetti di riforma, avanzati da paesi come il Canada e l’India, auspicano la trasmissione di varie alternative all’Assemblea per affinare l’individuazione della migliore opzione ed espanderla a tutti gli stati membri, così come avviene per gli organismi multilaterali e le agenzie dell’Onu. Viene poi richiesto di liberare la figura del SG dai condizionamenti politici e temporali imposti dalla rielezione e di fissare un termine di cinque anni non rinnovabile. In questa forma, verrebbe innalzata la soglia di autonomia nell’esercizio delle funzioni a cui è preposto.
Quest’anno due aspettative sono state deluse. Dopo l’Africa, l’America Latina, l’Asia, e l’Europa Occidentale, essendo l’unico dei cinque gruppi regionali a non aver ricoperto la posizione di SG, l’Europa Orientale attendeva l’opportunità di accedere al prestigioso ruolo, che come tutti gli incarichi di alto profilo è sottoposto a rotazione geografica. Il principio della rotazione ha guadagnato una graduale accoglienza in seguito alla nomina di tre dei primi quattro SG da stati dell’Europa Occidentale. Non a caso, sette dei dieci candidati confermati erano della Bulgaria (2), Macedonia, Moldova, Serbia, Slovacchia, e Slovenia. La Slovacchia (Miroslav Lajčák), la Serbia (Vuk Jeremić) e la Bulgaria (Irina Bokova), hanno ottenuto lo stesso numero di voti favorevoli, in un totale di 7, dai membri del Consiglio di Sicurezza, risultato tuttavia molto lontano da quello del Portogallo (Guterres) con 13 favorevoli, 0 contrari, 1 astenuto. Dei tre, Irina Bokova (l’unica donna) ha ottenuto un esito lievemente peggiore con un voto contrario in più, sebbene abbia ottenuto un risultato migliore nel parziale dei voti dei P5. I gruppi regionali sono perlopiù definiti geograficamente, ma l’Europa rimane divisa lungo i confini tracciati dalla Guerra Fredda, con l’Europa Occidentale unita all’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda, e l’Europa Orientale con la Russia. Uno degli ostacoli è stato costituito dall’identificazione di un aspirante dell’Europa dell’est che potesse essere viabile nel contesto delle divisioni sull’Ucraina e la Crimea, l’ampliamento della presenza bellica degli Stati Uniti in Europa Orientale, lo spiegamento di forze della Nato nel Baltico e sulla frontiera terrestre russa, e una corsa al riarmo su entrambi i fronti. Questo fallimento ha aperto alle mozioni procedenti da altre aree.
Inoltre, Guterres arriva in un periodo nel quale in realtà si era tentato di rafforzare la possibilità di proclamare il primo SG di sesso femminile. I precedenti otto sono stati tutti di sesso maschile. A differenza della votazione anteriore in cui solo una donna venne presa in analisi, l’elenco finale includeva cinque uomini e cinque donne, e sicuramente alcune di queste erano fra i candidati più qualificati (Helen Clark, Nuova Zelanda; e Irina Bokova). Le donne si sono posizionate al terzo, Irina Bokova (due pari merito si sono aggiudicati la seconda posizione); quarto, Helen Clark; quinto, Susana Malcorra, Argentina; sesto, Kristalina Georgieva, Bulgaria; e ultimo posto, Natalia Gherman, Moldova. Purtroppo, in questo tipo di partita non sono previste medaglie, il primo vince l’intera posta, ed è stato scelto ancora un uomo, rendendo difficile attestare che le Nazioni Unite prestino sufficiente attenzione alla parità di genere. Ad ogni buon conto, se l’ipotesi di un SG dell’Europa Orientale era stata esclusa dal Consiglio di Sicurezza, la finestra sugli altri gruppi regionali avrebbe potuto condurre alla designazione della candidata della Nuova Zelanda. Tale è l’anomalia di un organismo che caldeggia la parità su scala universale e resta riluttante ad applicare quello stesso principio al proprio interno.
Risulta ironico che nel vision statement dello stesso Guterres, quest’ultimo evidenzi: “Le politiche del personale [dell’Onu, ndr] devono affrontare i gap esistenti in materia di equità di genere e diversità regionale. Dato che i precedenti impegni riguardo alla parità di genere non sono stati adempiuti, il Segretario-Generale dovrà presentare e realizzare un piano per la parità di genere a tutti i livelli, con mete precise e un calendario di attuazione entro il mandato, dando priorità alla selezione dello staff di alto livello. In particolare, la parità dovrà di conseguenza essere rispettata nelle nomine dei membri del Chief Executive Board e del Senior Management Group. E un cambio chiaro in questa direzione è necessario nella selezione dei Rappresentanti Speciali e Inviati. Un simile impegno è necessario per muovere in maniera consistente verso un equilibrio regionale nelle nomine per le posizioni senior”. Tutto vero, tutto correttamente posto; un mainstreaming da manuale che non arriva a toccare la posizione di SG. Sarebbe tanto complicato applicare la risoluzione dell’Assemblea Generale del 1997 che, oltre alla rotazione geografica, introduce l’alternanza di genere? Il pool di donne con la necessaria esperienza governativa, e internazionale, è venuto accrescendosi ed esiste una lista ragguardevole di candidate.
Per chi avresti votato?
Srgjan KerimMacedonia
Già Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Già Ministro degli Affari Esteri The world is facing indescribable terrorist attacks, extremism, gender violence, poverty and starvation, environmental disasters and draught, civil wars and uprisings. And if there is anything that can bring us back to humanity, is the faith, belief and partnership between nations and peoples that can restore our war torn and desolate communities. I have always and will continue believing in the United Nations. I believe in its vision and in its illusion for preserving peace and security, multilateralism and equal human rights. To encompass 193 nations, all diverse, unique and distinct in size, architecture, population and tradition is a testament of the complexity but nevertheless of the functionality of multilateralism in the United Nations. Now more than ever we witness the necessity to reevaluate and go back to mediation as a major tool for resolving conflicts, especially in times of crisis and conflicts of more complex character. (Estratto dall’autrice dell’articolo dal Vision Statement di SK)
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Miroslav LajčákRepubblica Slovacca
Ministro degli Affari Esteri ed Europei We live in a world that is remarkably different from that of our forefathers 70 years ago. It is more complex, increasingly volatile, facing new menacing challenges. The global interdependence is growing faster than ever. The positive side of the globalization is that it allows us to confront the problems together. It is my deep belief, that the UN is a truly unique, indispensable organization, the only universally recognized forum. It has the essential tools to be a trusted, reliable hub for addressing and resolving issues that require global response. However, it needs to adjust its ways of operation and enhance its capacity to deliver. We need to concentrate on how to boost its efficiency and effectiveness. The shape and impact of this organization reflects the will and efforts of its Member States. My vision is a modern, efficient organization that enjoys the trust of all the peoples. An organization that through respect, dialogue, compassion and tangible results delivered in real time serves as a beacon of light for all. (Estratto dall’autrice dell’articolo dal Vision Statement di ML) |
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Susana MalcorraArgentina
Ministro degli Affari Esteri Informed by the foundational principles of the United Nations Charter, my vision calls for a United Nations that is: centred on people, planet and prosperity; driven by issues; and focused on delivering positive impact. Only by cultivating greater resilience through sustainable development can we collectively manage the challenges to come, effectively prevent some of, them, and mitigate their effects on people and the planet. An issues-based approach propels us from the siloes that divide us to the issues that connect us. Today’s challenges require that we find solutions in the liminal space at the nexus of the peace and security, development, and human rights pillars. Through pursuing an issues-based approach that connects us and is centred on delivering sustainable impact in support of people, planet and prosperity, we are compelled to promote economies of scale, reduce unnecessary duplication, and be more inclusive and effective in our partnerships. (Estratto dall’autrice dell’articolo dal Vision Statement di SM) |