Turismo Per Lo Sviluppo (Sei un Turista Responsabile?)
Ogni anno più di un miliardo di persone intraprende viaggi internazionali – 58 milioni in Africa, 200 nelle Americhe, 309 in Asia e nel Pacifico, 615 in Europa, e 54 nel Medio Oriente, per un totale di 1 miliardo e 235 mila nel 2016. Nei prossimi quindici anni, l’Onu prevede un aumento fino a 1.8 miliardi.
Il turismo fa la differenza nella vita di milioni di individui, con benefici in settori correlati dall’edilizia, all’agricoltura e le telecomunicazioni. Il volume d’affari raggiunge, se non sorpassa, quello delle esportazioni di petrolio, beni alimentari, e autoveicoli. Rappresenta il 10 per cento del Pil mondiale, un posto di lavoro su 11, il 7 per cento delle esportazioni (per 1.5 trilioni di dollari) e il 30 per cento delle esportazioni di servizi. Il suo potenziale per lo sviluppo sostenibile è considerevole, ma ancora non completamente esplorato in termini delle quote finali di beneficio di coloro che ne sono coinvolti a diversi livelli.
Forse non tutti fra quanti sono rientrati dalle vacanze, o sono a punto di partire, sanno che il 2017 è l’anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo, dichiarato dalla settantesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, con il lemma “Travel, Enjoy, Respect”. Nel contesto dell’agenda universale per il 2030, questa decisione intende promuovere un cambio nelle politiche, le pratiche imprenditoriali e il comportamento dei consumatori, verso un tipo di turismo che contribuisca agli obiettivi di crescita economica inclusiva, protezione sociale e riduzione della povertà, e che sia, quindi, un catalizzatore positivo per i paesi in via di sviluppo e gli esclusi della terra. Un turismo che incrementi, inoltre, la conservazione dell’ambiente, il rispetto del patrimonio culturale e la mutua comprensione fra i popoli.
Esiste anche un codice etico del turista che da un’osservazione empirica in molti sono ben lungi dal rispettare. Provate a testare la vostra sensibilità culturale – e senz’altro la vostra buona educazione, pensando alle ultime esperienze di viaggio.
- Dopo aver pagato migliaia di euro per un tour organizzato in una destinazione esotica, contrattate i prezzi in un mercato locale, magari con una vecchietta seduta per terra con il suo fagotto, cercando di spuntare qualche euro in meno.
- Non resistete dieci giorni senza mangiare italiano; macinate chilometri per trovare un espresso; e fate impazzire il personale di installazioni alberghiere e di ristorazione per fare colazione con cappuccino e brioche a qualsiasi latitudine.
- La guida si è fatta in quattro per rispondere alle vostre domande, e spesso per colmare le vostre lacune scolastiche, e non vi preoccupate di fare una recensione positiva all’operatore turistico.
- Non vi va di spendere qualche minuto per memorizzare i nomi delle località che visitate e, quando qualcuno del posto caritatevolmente corregge la vostra penosa pronuncia, evitate di provare a imparare.
- Consumate bibite e alcolici in lattina e snack e altri cibi confezionati, moltiplicando gli scarti non facilmente riciclabili, in zone immerse nella natura.
- Vi siete documentati su dove potete ottenere sesso a pagamento, curandovi di scegliere i paesi dove è accessibile con maggiore facilità o convenienza, sfruttando la miseria materiale delle comunità.
- Avete chiesto al cameriere di spiegarvi nel dettaglio gli ingredienti di ogni singolo piatto del menù, e magari di tradurvelo, visto che pure se guadagna due lire al contrario di voi parla cinque lingue, ma vi guardate bene dal lasciargli una mancia.
- Collezionate scatti di persone, anche indigene con una percezione diversa rispetto alla fotografia, senza chiedere il permesso ad alcuno.
- Nel programma è inclusa la visita a una produzione agricola o artigianale dove viene sfruttato il lavoro dei bambini e voi ci andate lo stesso, senza nemmeno riflettere o commentare.
- Parlate sempre e comunque in italiano, aspettandovi di essere compresi, e tornate senza saper dire “per favore”, “grazie” o “buongiorno”, nella lingua del paese in cui avete soggiornato dopo esservi sottoposti a lunghe ore di volo.
- Volete che siano cambiate lenzuola e asciugamani ogni giorno e fate un uso indiscriminato di acqua ed energia elettrica dove vi è evidente scarsità.
- Qualcuno vi aiuta in un momento di difficoltà, o vi risolve un problema che non potevate affrontare da soli, senza che sia pagato per questo, e voi non pensate a fargli un piccolo presente; o se vi balena l’idea, non la mettete in atto, perché dovreste tornare indietro, o ritardare la vostra tabella di marcia.
- I monumenti e i musei vi piacciono, la natura è splendida. La gente però è sporca e ci sono cattivi odori ovunque.
- Fate incetta di manufatti low cost prodotti sulla base di violazioni sistematiche dei diritti dei lavoratori o altri diritti umani.
- Paragonate tutto all’Italia e, in fondo in fondo, vi sentite un pochino superiori.
- Novelli esploratori vi appassionano gli usi e i costumi di altre civiltà e volete conoscerli da vicino, al contrario non vi interessate per sapere se l’operatore o l’hotel che avete scelto approfittano della mano d’opera locale, sottopagano le comunità che avvicinate per le vostre escursioni, o se addirittura sottraggono loro lavoro e occasioni di introito e crescita.
- Accettate di pagare senza scontrino fiscale o fattura per risparmiare due lire, contribuendo alla sottrazione di risorse pubbliche.
- Vi intrattenete con scherzi verbali di vario genere sulle tradizioni locali, magari a voce alta e non prestando attenzione a chi vi è intorno.
- Filmate la performance di un artista di strada, poi girate i tacchi prima di togliervi qualche centesimo di tasca per qualcosa che vi è evidentemente piaciuto.
- Vi portate a casa un “ricordino”, ben nascosto nella valigia da fatturare, coscienti che sia contrario alla legge.
- Rientrati in patria, faticate a ricordare dove era o come si chiamava “quel posto così bello”.
- Usate gli aggettivi “particolare” o “speziato” per descrivere agli amici qualsiasi cosa abbiate visto o mangiato.
- Fra i nuovi amici in Facebook non c’è nessuno incontrato lungo il vostro itinerario che abbia un cognome autoctono.
Se siete stati protagonisti di almeno cinque degli atteggiamenti descritti, non siete i “viaggiatori” che credevate di essere o, forse, non siete semplicemente tanto generosi o flessibili. Se il totale è fra sei e quindici, elargite subito una donazione per un progetto di sviluppo nel paese che vi ha ospitato con infinita pazienza. Oltre i quindici, dovreste considerare di abbonarvi al National Geographic e vedere il mondo dal salotto di casa. Se, invece, nei vostri risultati personali figurano le situazioni 1, 5, 8, 9, 11 e 14, la vostra dimensione valoriale è oltremodo fragile; la 6, la 17 e la 20, più che dei turisti, fanno di voi dei criminali a piede libero.